26 luglio 2010 Storia della morte in occidente Philippe Aries
1998 BUR
«L’atteggiamento davanti alla morte è stato trasformato non solo dall’alienazione del morente, ma dalla variabilità della durata della morte; questa ha perduto la bella regolarità di una volta: le poche ore che separavano i primi avvertimenti dall’estremo addio. I progressi della medicina continuano a prolungarla. In certi limiti, si può abbreviarla o allungarla: dipende dalla volontà del medico, dall’attrezzatura dell’ospedale, dalla ricchezza della famiglia o dello Stato».
(tratto dal libro)
"Da quando Philippe Ariès, uno dei più grandi storici contemporanei, ha pubblicato il famoso saggio su "La storia della morte in Occidente dal medioevo ad oggi", chi si dedica ad approfondire argomenti relativi alla morte si trova a dover affrontare il problema dell’approccio più corretto al tema. Da una parte, data la prevalenza di indagini e riflessioni che riguardano la morte limitate alla civiltà occidentale, ci si chiede come affrontare un tema tanto vasto, inevitabilmente collegato al discorso sulla vita, senza confinarlo in un terreno troppo ristretto. Dall’altra ci si chiede quale possa essere l’utilizzo (o "utilità") del discorso sulla morte: perché parlare di morte?"..."Saper affrontare con obiettivi precisi e positivi i temi intorno alla morte è la sfida che ha permesso lo sviluppo degli studi sulla morte di questi ultimi cinquanta anni. Studiare la morte, educare alla riflessione sulla fine della vita ed imparare da questa, significa non solo percorrere e visitare una delle zone più esplorate e allo stesso tempo più misteriose sul cammino dell’umanità, ma misurarsi anche con interdetti sociali e ostacoli psicologici. Significa disporsi allo studio di quell’immensa raccolta di gesti, parole, suoni, comportamenti, colori che fanno parte dell’universo del lutto, indispensabile per sopportare la morte e -all’ apice della sua espressione– l’unico possibile nemico della morte, perché (come ha descritto bene Di Nola, quando parla di "morte trionfata") la ritualità relativa al lutto permette di ritornare alla vita , "trionfando" sulla morte."
(G. Di Molla commento all'autore ed al libro dal sito http://www.in-psicoterapia.com/1_dimola_43.htm)
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