Kazuo Ohno (Ohno Kazuo, 大野一雄) (Hakodate, 27 ottobre 1906 – Yokohama, 1º giugno 2010), Danzatore Giapponese, è giunto all'età di centoquattro anni, prima di lasciarci dopo aver riempito dal lontano Giappone la fantasia e l'immaginario di folle di spettatori, oltre che di artisti. Gli uni e gli altri forse talvolta perfino ignari del proprio debito nei confronti del grande vecchio, il patriarca del butoh, il maestro dell'ambiguità nel cui corpo grinzoso e nelle cui mani «parlanti» si sono incontrate per sempre la grazia della danza e il bisogno della pace. La sua storia ha origini lontane, all'alba del secolo scorso. Nasce sull'isola di Hokkaido da un pescatore di madrelingua russa. Ha un'educazione piccoloborghese e inizia a lavorare come insegnante di arte scenica. Diventerà forzatamente ufficiale dell'esercito, per essere mandato su uno dei vari fronti aperti dal Giappone. E alla fine della guerra, passerà anche un anno in Guinea prigioniero in un campo di concentramento. Ma prima della seconda terribile guerra mondiale, Kazuo è stato portato da un amico a vedere danzare Antonia Mercè, una ballerina spagnola in tournée in Asia. Quella visione gli cambierà la vita. L'ha coltivata per anni e per decenni, ma arriverà al 1977, età inusuale per un debutto coreografico, per mostrare in pubblico quello che resterà il suo «testamento/manifesto», Admiring l'Argentina, omaggio di ammirazione e amore per quella visione che l'aveva talmente turbato da cambiargli la vita. E infatti, alla fine della guerra, prostrato come tutto il suo paese dal bombardamento atomico su Hiroshima, ripudiato l'esercito e rinunciato all'insegnamento, si avvicina al butoh, la sconvolgente forma di spettacolo che è insieme danza e teatro, filosofia e pratica del corpo. Un esercizio tenebroso e ancestrale che rifiuta la tradizione spettacolare nipponica colta e quella popolare, per esprimere attraverso la ricerca di un nuovo movimento lo stato di dolore e consapevolezza in cui il paese è caduto con tutta la sua cultura. Non è stato Kazuo Ohno l'inventore del butoh, ma certo ne è stato l'ambasciatore più virtuoso e deciso, in patria e fuori; il maestro cui hanno attinto discepoli e allievi che hanno raggiunto fama mondiale come gli ascetici Sankaj Juku di Ushio Amagatsu e le donne di Ariadone capitanate da Carlotta Ikeda, e poi gruppi di generazione successiva come i tecnologici Dumb Type, e i moltissimi che ne hanno fatto pratica di vita individuale. Ohno ha avuto in più il fatto di essere cristiano, e quindi di aver sviluppato una sorta di integrazione tra buddismo e cattolicesimo, insieme zen ed estremista. 1, 2.
È diventato insomma un vero guru per le nuove generazioni e per chiunque lo abbia voluto incontrare. Non abusando mai della parola, ma elargendo generosamente il suo corpo o quanto ancora riusciva a farne vibrare nell'età che avanzava senza arrestarlo: le mani nodose, gli occhi profondi come laghi, il ventre su cui strisciare con grazia inenarrabile nelle apparizioni pubbliche degli ultimi anni. Ma qui siamo già a lui centenario,perché solo una decina di anni fa l'intrepida Carolyn Carlson l'aveva voluto come guest star alla Biennale danza che dirigeva. E lui, specchiandosi nel figlio Yoshito sul palcoscenico, aveva dato ancora una volta la meravigliosa prestanza della propria esile corporatura, un fascio di nervi capace di suonare e interrogare, muovendosi in una sorta di inno contro la guerra, che mandava in deliquio il pubblico. E dopo, nell'umida notte veneziana a Rialto, aspettare paziente stringendosi nella sua sciarpa, che un taxi pietoso lo riportasse alla Giudecca. Silenzioso e discreto come quando aveva ricevuto, sempre a Venezia, il premio Antonioni dalle mani dello stesso regista. La sua grandezza, oltre che nell'arte che lo rende immortale, stava davvero anche in quel carattere, pacifista ma duro, grandioso ma schivo.
Movimenti tanto piccoli, quasi impercettibili, quanto strazianti. Le mani, il capo, i piedi: Kazuo sembra scriverci un suo personale messaggio. Questo signore.., danzando, scrive una sorta di epistola al mondo, sul proprio corpo, col vibrare del proprio sangue. Un turbamento pesante, che è difficile separare dalla commozione, o collegare alle lacrime che è impossibile trattenere. Un'arte eccelsa che non si limita a rappresentare un mondo, ma ne costruisce uno proprio e originale, informato ai valori più alti.
Con cui… sottolinea l'orrore per la violenza e l'ingiustizia, contro la guerra e la morte. Che lui ha vinto prima di subirla, lasciando anche ora con la sua arte e i suoi passi, un ricordo indelebile.
E questa è la «lezione» di Ohno, la scoperta di un corpo mutante teatro del mondo, strumento di resistenza con cui scardinare nel profondo i tabù anche più intoccabili. 1,2.
Testi Citati e Consultati
1) Kazuo Ohno - Un Maestro Oltre Il «Genere» Amato Dagli Indipendenti di Cristina Piccino;
Kazuo Ohno, il gesto della vita di Gianfranco Capitta;
03-06-2010 - Il Manifesto - (Ampi Stralci Riportati)
2) http://www.cinemagay.it/news-rs.asp?BeginFrom=8520&idrassegna=17615
3) http://it.wikipedia.org/wiki/Kazuo_Ohno
Allegato Alla Recensione Un Video Imperdibile... Buona Visione.
Febbraio 2013
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di cui sono le Curatrici
-i Nurses Educator Ismett
di Palermo
per la rubrica
Nurse Science,
da loro curata.
-Ad Antonio Corrado
per la sua vignetta.
Fonti N.°24, Aprile 2013
Si ringraziano altresì:
-La rivista “Trapianti”
-La SIPE
(Società Italiana Psicologia Emergenza)
-Ricerca & Pratica
-Il Pensiero Scientifico Editore
-La Fondazione Giancarlo
Quarta ONLUS
-IL Giornale Italiano di Medicina
del Lavoro Ergonomia
PI-ME Pavia
ISSN 1592-7830
http://gimle.fsm.it
-Le Infezioni In Medicina
-Intensive Care Med 2004
Ed. Italiana
-Biomed Central Open Acces
http://www.biomedcentral.com/
-Evidence
www.evidence.it
-Nottidiguardia.it
Aggiornato al: 12 Aprile 2013