La quarta dimensione esiste. E' il tuo mondo visto attraverso gli occhi degli altri. La quarta, quinta, ennesima dimensione. Non altezza, lunghezza, profondità, ma continua valutazione e svalutazione degli affetti, delle posizioni personali e delle emozioni.
A volte, una foto, un video. Un incontro casuale. Un'impressione rubata al volo. Una frase fuori posto, come un pezzo del Lego che non si incastra. E tu osservi quel frammento colorato, chiedendoti perché ora, perché proprio in quella maniera.
Mariapaola entra in Sala Operatoria con il sorriso tremolante, come la pancia che subisce le vibrazioni della barella. E sai leggere le mani che accarezzano il ventre, quel qualcosa che si muove ed il senso di fastidio e nausea che si intravede nelle gote e nel respiro affannoso di chi è arrivata a portare a termine la sua terza gravidanza.
La incrocio uscendo, girando a destra, per caso. Ci scambiamo un sorriso, un gesto di intesa ed una smorfia obliqua mi rimane sul volto, quasi a far trasparire quel po’ d’invidia per i colleghi che lavorano con la felicità, con le nascite ed i parti, la mia vecchia passione appena specializzato. Quel sorriso mi accompagna fuori e spero di trattenerlo almeno qualche ora, fino a che tornerò per fare la notte, finché si può.
La quarta dimensione esiste, aleggia come una materia nera e densa attorno ai nostri corpi, sono le parole, il vuoto tra le parole, il tempo di plateau tra inspirazione ed espirazione, sono gli occhi che scrutano le curve di pressione-volume. Nella complessità ordinata che siamo.
La quarta dimensione esiste , e lo capisci quando, come un oracolo, riesci a cogliere dal tono del saluto degli infermieri che stanno per andare via e da altre piccole sfumature, gli auspici di quello che nella notte ti aspetta.
Ma non bisogna essere la Sibilla Cumana per comprendere che la notte non sarà serena. Un capannello di persone dall'aria sgomenta e rispettosa attaccato alla porta della Terapia Intensiva ti scruta, scettico, per capire se sarai in grado di far qualcosa per qualcuno che ancora ignori. Saluti educatamente ma con un senso di fretta, tanto che un pezzo di quel saluto ti rimane tra i denti e speri che il camice regga l'urto di tutti quegli sguardi invadenti.
Entri, ed il “paese dei campanelli” è un trillare confuso ed inquietante, come lo sguardo di Mariapaola, nel letto 9 della Terapia Intensiva.
Mariapaola, un altro pezzo di Lego strano.
Prendi le consegne attaccato ad una sacca di sangue e ad un senso di lotta contro la logica che appare distruttiva, a cui sei preparato da tempo.
Poi è tutto un susseguirsi di idee, azioni, infusioni, decisioni e l’affannosa ricerca di un posto dove isolarsi, ritrovarsi e trovare risposte a domande e dubbi travestiti da colori, da odori da rumori, da sensazioni forti. Come se quel luogo fosse ancora da esplorare ed ogni emozione da validare.
All'alba un raggio di sole arancione ti coglie di profilo, con l'aria estatica, a guardare monitor, trend e drenaggi come si esplora il mistero di una crosta del ‘600 alla ricerca di tracce rivelatrici.
La quarta dimensione esiste, e lo capisci quando riesci ad avvertire che il tuo volto si rilassa, senti i muscoli detendersi. Avverti il corpo e tutto quello che ti appartiene ma non si può toccare né guardare, solo accarezzare, farsi accarezzare.
Si intrecciano gli sguardi soddisfatti delle giovani infermiere sonnolenti nell’aria soporifera del mattino, nel silenzio verde delle nostre tute sgualcite. Odori di ormoni, profumi, avanzi di colazione, di caffè e di un'arancia restia a farsi spremere.
Ritorni a controllare i parametri ancora una volta, ma ora loro ti guardano con quel senso di sollievo, come quando il tenore torna sul palco per un ultimo bis dopo il sipario finale. Perché vuol dire che lo spettacolo e' finito e nessuno deve più ostentare la conoscenza del libretto e cercare posizioni per dormire senza farsi notare dalla folla impellicciata della platea.
La quarta dimensione esiste, è nello sguardo di una infermiera di Rianimazione, nella sua naturale capacità evocativa e narrativa, nei piccoli gesti quotidiani misurati per aggirare il senso del pudore, nella manipolazione dei corpi, nei trattamenti invasivi, nella ferocia che diventa dolcezza.
Osservi l'infermiera mentre si alza e si siede accanto alla ragazza, le prende la mano e comincia a parlare con una flemma ed un tono che farebbero tranquillizzare tutti i “DiPietro-da-Santoro-ad-Annozero-quando-parla-di-Berlusconi” del mondo.
Le parla, la rassicura che il peggio è passato.
Mi sono goduto ogni istante di quello sguardo limpido e fiero, gli occhi come due stelle nere, tutta la pace del mondo e tutto il senso dell’universo, lì. Lì tutte le possibilità di un mondo diverso.
La quarta dimensione è l'osservazione delle differenze, quello scrutinare continuo della realtà, per notarne analogie ed anomalie che continua ad assediarmi.
La quarta dimensione non sono i fiumi di inchiostro, di delibere aziendali, di bolle papali, di pappagalli di regime, di santi non canonizzati e di eroi nascosti dietro le tendine di tutti i giorni. Sono le infermiere di rianimazione che sanno usare la voce per cambiare il mondo attorno.
Siamo noi la quarta dimensione, quelli che, interrogando il reale, ne cambiano le circostanze. Siamo le frasi dette male, i complimenti che diventano offese, ché irascibili lo siamo per professione. O le cose dette bene, gli elogi che escono dal cuore o le cose che non si riesce mai a dire, ma si dimostrano continuamente.
Ogni giorno a raccontarci una cronaca, un almanacco del giorno dopo e del giorno prima ad accompagnarci. Un frammento, nella scatolina rotondeggiante che e' il pianeta Terra, come un altro bambino che nascerà, speriamo, a termine da parto eutocico.
La quarta dimensione o i suoi sei miliardi di declinazioni che attraversano il pianeta ogni giorno. Dalle piane del Kashmir fino alle spiagge dello Jonio.
La quarta dimensione è girare a destra e cambiare per una volta il percorso usuale del tuo tragitto intraospedaliero e sorridere ad una persona che non conosci. Esiste nei gesti misurati di chi osserva la notte passare dalle finestre di una Terapia Intensiva. Nella misura delle cose, che e' sempre stata qui.
È la ferita del tempo, una fessura, come una vagina, un varco nel quale ritornare, la matrice eterna dell'esserci. Esiste nell'amore come in in un esperimento, aspettando che due particelle si incontrino ed inghiottano l'universo, che l'amore è sempre così, inclusivo, esclusivo e devastante. È trovare che quello che ritenevi progressista ora lo consideri classista e che persino Berlusconi ti fa commuovere. Solo per un attimo. Non esageriamo…
Per un giorno, un giorno solo, cambia il percorso usuale per il lavoro. Quando arrivi in fondo alla strada, gira dall'altra parte. Prendi la via lunga, perditi nelle campagne od in un quartiere che non conosci.
Scopri che c'è un forno migliore, più vicino a casa, di quello che trovi nel tuo peregrinare giornaliero. Esplora il territorio, mappa il tuo intorno, cerca di capire il reticolo di persone, negozi, istituzioni, alberi di ciliegio e di melo che non avevi visto prima.
Improvvisa, fidati del tuo senso dell'orientamento, che se non sai come fare ad usare il sole, non saprai mai su quale pianeta vivi.
Un istante, una diversione, una tangente, una secante, una strada diversa ed una luce nuova negli occhi e nel riflesso dei vetri attorno.
Perché niente ci appartiene ma tutto si correla e si adegua a noi. L'aria, i divani, le parole e le braccia degli altri. Anche la terra dovrà trovare uno spazio per accoglierci.
Siamo massa e cuore.
E stupore.
In dosi uguali.
E quando non ci saremo più lo stupore rimarrà come un'aurea sospesa attorno al pianeta, come un anello.
*L’anonimato dell’autore è regola non negoziabile al permesso di pubblicazione, da noi richiesto.
Ultima Modifica: 28 Marzo 2012
A.N. Cracchiolo*, D.M. Palma*
Anestesia e Rianimazione Polivalente II “G. Trombino”
Azienda Ospedaliera Nazionale di Rilievo ad Alta Specializzazione
AORNAS Ospedale Civico Di Cristina Benfratelli Palermo
* Timeoutintensiva Open Project
The ACCORD Study Group.
a cura di S.Vasta*
Anestesista-Rianimatore
*Responsabile Timeoutintensiva Open Project
Un Nostro Grazie a:
In Copertina:
Alla Prof.ssa Virginia Romano
ed all’Università “Kore” di Enna
Per l’Articolo “Etnografia in Emergenza: Pratiche di Traduzione di un Artefatto"
In Focus:
A Gabriella Cinà Per “Arteterapia
nell’Ambito dei Trapianti d’organo”
In Racconti a Margine:
A Pentothal per il racconto
“La Quarta Dimensione Esiste”
In Out of Border:
A Emilia Maggiordomo e Laura Costa
per la Sezione Dedicata alla Poesia di
cui sono le Curatrici
In Graffiti:
A Claudio Battista che ci ha permesso di allestire una mostra delle sue Fotografie
Ai nostri infaticabili:
Ugo Sottile per la Musica,
Andrea Cracchiolo e Daniela Palma
per Student Corner e ad i
Nurse Educator
dell’ Ismett di Palermo per la rubrica
Nurse Science,
da loro curata.
E Ad Antonio Corrado per la sua
vignetta.
Fonti Numero 20, Marzo 2012:
Si ringraziano altresì:
Il Ministero della Salute e
L’ISS
Il Centro Nazionale Trapianti
La SIAARTI
http://www.siaarti.it/
IL Giornale Italiano di Medicina
del Lavoro ed Ergonomia PI-ME,
Pavia ISSN 1592-7830
http://gimle.fsm.it
Le Infezioni in Medicina
www.infezmed.it/ MenuIniziale.aspx
Intensive Care Edizione Italiana
Biomed Central Open Acces
http://www.biomedcentral.com/
Aggiornato al: 28 Marzo 2012