Recensione a cura di Ugo Sottile
Era il 1983 quando quasi dal nulla veniva fuori il primo album dei “Blue Nile” fantastica band scozzese capitanata per l’appunto da Paul Buchanan, un suono limpido e pulito pieno di fascino implementato dalla voce surreale di Buchanan e surreali apparivano le atmosfere di “A Walk Across The Rooftops” disco veramente imperdibile. Come dimenticare ”Easter Parade” autentico gioiello del quale esiste anche una splendida versione con la presenza vocale di Rickie Lee Jones allora in tournée a Londra, la semispettrale ”Automobile Noise” e la deliziosa popsong “Stay”. A sei anni di distanza seguiva “Hats” altro lavoro che non tradiva la lunga attesa dall’esordio. I “Blue Nile” continuavano a seguire il loro sentiero dove il pop s’intrecciava alla poesia, atmosfere rarefatte che poco indulgevano con i riff classici della musica coeva con brani come “Over The Hillside” che apriva l’album, l’incantevole “Downtown Lights”, la delicatissima “Let’s Go Out Tonight”, la ritmata “Headlights On The Parade” o la notturna “From A Late Night Train”. La band forse era anche un minimo stranita dalle splendide critiche dell’epoca anche se dal punto di vista commerciale non riscuoteva lo stesso tipo di successo; ma cosa importa, le loro performances erano sempre sold out e questo dimostrava che erano seguiti da un folto manipolo di entusiasti ammiratori, sempre con taglio basso e dopo sette anni “Peace at Last” ricordava che la band era ancora viva. Fra l’altro “Happiness” compariva nelle colonna sonora di “17 di droga ed alcool” cult movie che vedeva alla regia tale Richard Jobson, che dagli esordi Punk con gli Skins, si faceva notare per la sua sensibilità interpretativa musicale nei lavori da solo negli anni ottanta. Nel 2000 la voce di Paul Buchanan compariva insieme a quella di altri artisti in “OVO” di Peter Gabriel nei brani “Downside Up” e “Make Tomorrow”; nel 2004 si stampava il loro album più venduto, ultimo capitolo dell’avventura della band “High”. Da allora nonostante alcune voci potessero far presagire una fantomatica reunion, questa di fatto non è mai avvenuta. Non condivido il luogo comune di una raggiunta maturità artistica proprio perché già con i Blue Nile si percepiva una profondità espressa principalmente nei brani meno pop. Stranamente, per un album dal suono così particolare, “Mid Air” ha raggiunto la posizione N. 4 in Inghilterra ed in Irlanda, addirittura la numero 1 nella sua Scozia; questo significa che Paul Buchanan continua ad appartenere alla musica e la musica gli appartiene. “Mid Air” si colloca ancora sulla splendida scia dell’astro “Blue Nile” anche perché la sua voce continua ad essere talmente rappresentativa che riesce difficile non stabilire una connessione con il gruppo degli anni ottanta. Paul ha abbandonato la chitarra per sostituirla con un pianoforte, le delicate atmosfere si susseguono dal brano iniziale “Mid Air” che dà il titolo all’album attraverso “Half in the world” a “Cars in the garden” con il supporto di sporadici archi e qualche suono campionato e questo nuovo lavoro potrebbe sembrare lontano mille anni luce dal suono Blue Nile ed invece quasi per assurdo si perpetua lo spirito del gruppo. Qui di fatto si compiace di esplorare in modo più completo la sua componente sicuramente più introversa, la profondità delle liriche sembra rimanere sospesa fra cielo e terra, “I Remember you” procede malinconica e scivola in “Buy a Motor Car” senza traumi , il disco continua a mostrare il lato più nascosto dell’artista che ora cinquantaseienne rintanato nella sua Glasgow dà uno sguardo al mondo da una distanza siderale e sembra muoversi lentamente come in un film a rallentatore, “Wedding Party”, “Two children”, Summer’s on its Way”, “My true Country”, “A Movie Magazine”, “Tuesday” sembrano tutte fare parte in qualche modo di un album concettualmente unito da un unico filo conduttore, un album pensato e pieno di riflessioni dove non sono importanti l’alternanza del suono o i ritmi improntati ad un ascolto scontato. “Fin De Siecle “ è l’unico strumentale, quindi l’album si chiude con il sussurro di “After Dark” circa quattro minuti di visione minimale, i suoni sono appena accennati ma si sente l’anima dell’artista che ci ha voluto regalare ancora un pregevole capitolo da aggiungere al suo libro della vita.
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G.Paternoster
Terapia Intensiva e Anestesia Cardiovascolare
Ospedale San Carlo Potenza
CARACT
2010 Pisa 17-19 Novembre
Bernardi L., Mazzon D., Bernard M. Et Alii
Evidence 2012; 4(3):e1000009
Numero (quasi) Interamente Dedicato alle T.I. Aperte.
Sul Blog i Contenuti particolareggiati
del Numero 22
Un Nostro Grazie a:
In Focus:
-dr. Alberto Giannini
-dott.sse Clara Suppa e Carlotta Montinaro
-dr. Sergio Li Vigni
per i loro articoli
In Racconti a Margine:
-Prof. Lucetta Fontanella e Alessandro Vitale-Brovarone
-“Il Guardiano”
-dott.ssa Sally Calva
per i loro racconti
In Out of Border:
-A Emilia Maggiordomo e
Laura Costa
per la Sezione Dedicata
alla Poesia
di cui sono le Curatrici
In Technè
-dott.ssa Daniela Moggi
-dr. Lucio Sarno
In Graffiti:
-A Kjeti Karlsen
per le sue Fotografie
Ai nostri infaticabili:
-Ugo Sottile per la Musica,
-Andrea Cracchiolo e Daniela Palma
per Student Corner
-i Nurses Educator Ismett di Palermo
per la rubrica Nurse Science,
da loro curata.
-Ad Antonio Corrado
per la sua vignetta.
Fonti Numero 22 Ottobre 2012:
Si ringraziano altresì:
-Ospedaleaperto.com
-Assessorato Salute Reg.
Emilia Romagna
-La Rivista Janus
-Scenario/Aniarti
-IL Giornale Italiano di Medicina
del Lavoro Ergonomia PI-ME,
Pavia ISSN 1592-7830
http://gimle.fsm.it
- Nottidiguardia.it
-Sole 24 Ore Salute
-www.regione.Toscana.it
-Biomed Central Open Acces
http://www.biomedcentral.com/
-Evidence
www.evidence.it
Aggiornato al: 16 Ottobre 2012