Ma questo particolare protocollo di intervento è basato –se soprattutto tutto ciò non è forse un po’ troppo “ambizioso”- su certi modelli ideali dell’“aver cura” di un paziente o di una persona in crisi, che comunque attraverso il calvario della propria malattia, nelle sue inconsce aspirazioni alla perfectio existentiae, può pervenire, se adeguatamente supportata, alla consapevolezza delle eventuali ragioni profonde che hanno determinato sconforto, sofferenza, dolore.
Ciò non potrà non avere ricadute anche su tutte quelle connotazioni di natura etica e filosofica che non vanno a riguardare solo i pazienti ma anche le èquipe dei curanti -allo stesso modo- con la loro forte partecipazione, con i loro profondi coinvolgimenti, con la loro grande eticità.
La condivisione di momenti di alta “lirica dell’esistenza”, la ricchezza dell’ascolto, -il più profondo-, e persino l’accompagnamento nei recessi più arcani di una vita che si spegne, così come la condivisione di speranze, in ogni caso fino alla fine, che solo nella più alta spiritualità può trovare giustificazione, diventa allora una “cura del crescere” per tutti gli attori di questa scena istituzionale, pazienti sicuramente, ma qui nello specifico, anche per gli operatori che dovranno essere assolutamente attrezzati per un accostamento di questo genere alla persona ammalata, alla persona inferma in tutti i sensi, o a chi può perfino guarire, seppur con tutte le difettualità spesso conseguenti alle patologie invalidanti, al malato terminale.
È una tensione verso quell’atto dovuto ad un paziente che deve recuperare o rinforzare la vis primigenia verso il suo “persistere come essere”, che richiama su un piano filosofico al conatus essendi di Spinoza, quando la vita si costituisce come risposta obbligata al biologismo della materia, ma se ci è lecito anche con quella stilla di misterico e “divino” che si fa substantia, che si fa pratica, che si fa Spirito.
Perfino il “lasciar essere” ha allora un suo valore, a volte nel senso di una semplice “serena assistenza”, fino all’ultimo respiro, per un finis vitae alla quale poi in fondo ci si consegna quando ciò implica non certo indifferenza o privazione di cure mediche o disinteresse o abdicazione di responsabilità, ma rispetto, riguardo, tenerezza, scambi silenziosi, “azioni non agenti”, –in una parola-, metafisicamente orientati.
Anche questo, se è il caso, è il compito della Psichiatria di Collegamento, di quegli operatori, cioè, anche votati all’accettazione del loro fallimento, operatori della scienza, ma possibili interpreti invero della loro missione più psicologica e più intimista del Bardo di coloro che spegneranno gli occhi a questa vita.
E allora, a questo punto, accoglimento o meglio Responsabilità come disposizione interna ad assorbire l’Altro, ma in una condizione empatica che non annulla né azzera, ma che immedesima, che coniuga, che scambia, che consustanzia. È questa la Psichiatria di Collegamento: responsività come capacità di spostare l’attenzione dalla propria realtà di operatore a quella dell’altro in una sorta di “dislocazione” che apre a quel sentire positivo che è alla base di ogni affettività condivisa; e ancora sollecitudine, abnegazione, presenza vigile come solidarietà e compassione, così come atteggiamento amorevole con quella disposizione e passione per il bene dell’altro.
Ho solo sfumato, per concludere, qualche rigo fa, il tema del dono che può accompagnare, in ultima analisi, ogni straordinario incontro fra uomini, ogni relazione di qualsiasi tipo essa sia, il pegno tra medico e paziente, ogni vita insieme.
E ciò proprio per affidare a J. Derrida la conclusione di questo scritto come base di fondo per qualsiasi professione d’aiuto invero, ma ancor di più per la Psichiatria di Collegamento
C’è dono solo se esiste un agire donativo al di fuori di calcolo di scambio…Il vero ed unico scambio che si attua nelle buone pratiche di cura è uno scambio di essere…un senso che trova ragione nel fatto che l’atto di offrire costituisce una direzione di senso dell’esistere.
E questo è già il miracolo della relazione, è il miracolo della grazia, è il miracolo della coesistenza quando c’è scambio persino nella solitudine –cum-solatio- nella possibilità di condividere, dunque, il dolore reale di chi soffre, ma anche il dolore possibile di chi lo accoglie, o forse, e più semplicemente “soltanto” il dono dell’Esserci.
BIBLIOGRAFIA
-Foucalt M. (1992), Tecnologie del sé. Un seminario con Michael Foucalt, tr. it., Bollati Boringhieri, Torino 2003.
-Derrida J., (1991), Donare il tempo, tr. it., Cortina, Milano1996.
-Jung C.G. (1958), Pratica della psicoterapia, in Aurigemma L. (a cura di), Opere vol. XVI, Bollati Boringhieri, Torino 1993.
-Mortari L., La pratica dell’aver cura, Bruno Mondatori, Milano 2006.
-Natoli S., L’esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale, Feltrinelli 1986.
I Curatori:
ANNA CARRECA, psichiatra e psicoterapeuta, lavora presso il Dipartimento Salute Mentale dell’ASP di Palermo, dove è Responsabile della Unità Operativa di Psichiatria di Collegamento. Si occupa da diversi anni di tematiche inerenti la Psichiatria di Collegamento e Consultazione, curando, in particolare, l’approccio olistico al paziente organico e l’integrazione fra la psichiatria e le altre branche della medicina; altre aree di interesse sono rappresentate dall’importanza della relazione medico-paziente e dalla formazione psicologica negli operatori della salute e nelle professioni d’aiuto.
FRANCESCO LA ROSA, psichiatra, psicoterapeuta e analista didatta junghiano, primario emerito, è stato Direttore del Modulo Dipartimentale di Salute Mentale dell’ASP di Palermo. Ha sempre condotto importanti ricerche nell’ambito del mito, dell’alchimia e della antroposofia, facendone oggetto di numerose comunicazioni scientifiche, in vari congressi specialistici. Studioso di filosofie orientali, da anni conduce i suoi “compagni di viaggio” verso le più alte vette individuative.
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Un Particolare Ringraziamento
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Infine un GRAZIE di Cuore
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Si ringraziano altresì:
Fonti Numero 17 Giugno 20011
ospedaleaperto.com
SST
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www.snlg-iss.it
www.regione.toscana.it/sst
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Giornale Italiano di Medicina
del Lavoro ed Ergonomia
PI-ME, Pavia ISSN 1592-7830
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Minerva Anestesiologica
Acta Anesthesiologica Italica
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Lancet
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